giovedì 16 novembre 2006

IO SONO UN CREATIVO



Il mio è un lavoro imbarazzante.
Perché è difficile anche soltanto capire quale sia davvero, questo lavoro.
Faccio il creativo per un’agenzia eclettica (la Azimut – creating emotions), che si occupa, per dirla in parole povere, di creare e realizzare eventi, intrattenimenti e spettacoli.
Ma cosa significhi fare il creativo al suo interno è una cosa che perfino mia madre fatica a comprendere.
Forse immagina che il mio lavoro si svolga sdraiato per terra attendendo un’idea (il che, è vero, a volte succede), ma in realtà il tutto è molto più strutturato di quanto si immagini.
Innanzitutto, nella maggior parte dei casi la nostra creatività è fortemente limitata dal tema e dagli obiettivi di comunicazione decisi dal committente (un anniversario aziendale, la presentazione di un nuovo prodotto, o anche semplicemente un party esclusivo), dal budget (a volte miserabilmente basso), dai tempi tecnici (non si può pretendere di montare uno spettacolo stile Broadway in sette giorni!) e da mille diversi fattori limitanti.
Ovviamente l’idea non può essere campata in aria, ma necessita di approfondite e aggiornate conoscenze del settore nel quale si opera, dei mezzi necessari, degli artisti, dei tecnici e di tutto il personale specializzato che dovrà lavorare alla realizzazione dell’evento.
Trovata infine l’idea e stabiliti realizzabilità e costi, bisogna preparare una presentazione realistica e accattivante, che possa essere valutata così dal committente. E non è raro che questi richieda decine di modifiche, causando un notevole e rinnovato dispendio di energie, tempo e psicofarmaci calmanti.
Ottenuta l’approvazione si passa infine alla fase realizzativa, e mettere in pratica ciò che si è progettato non è mai semplice come lo si era immaginato… La creatività deve lasciare spazio a una meticolosa precisione, e soprattutto si deve prevedere che qualcosa (QUALSIASI cosa) possa andare storto, trovando una soluzione anticipata a problemi che non si sono mai verificati e che probabilmente non si verificheranno mai.
Finalmente arriva il giorno dell’evento, e il nostro lavoro si concentra sulla regia in loco, verificando che tutto fili liscio fino a quando anche l’ultimo ospite non si sarà ritirato…
Solo allora ci si può lasciare sprofondare sul primo divano disponibile.
Giusto in tempo perché il telefono squilli di nuovo.
“Pronto? Ci serve una nuova idea!”

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