martedì 30 gennaio 2007

Un milione di posti di lavoro...

Dall'inizio di gennaio, abbiamo iniziato una nuova selezione di personale per i ruoli più disparati, operazione resasi necessaria in seguito alla fulminante crescita delle richieste nell'ultimo anno e che ha mobilitato tutti i responsabili di settore.
A me è stato affidato il ruolo di selezionare hostess, artisti e intrattenitori capaci di parlare fluentemente una o più lingue straniere.
Abbiamo quindi realizzato dei manifesti e dei volantini con uno stesso testo tradotto in inglese, francese e tedesco, che recitava (utilizzeremo l'inglese come esempio) così:

"DO YOU TALK IN ENGLISH?
Azimut - creating emotions
is looking for hostess, actours, artists and enterteiners who can talk fluently in English, French and/or German.

In this text there are a few mistakes: if you can find them, you may be qualified!
please, call us:(...)"

Già, l'annuncio contiene degli errori grammaticali e sintattici voluti e non casuali, creati apposta per permetterci una prima selezione tra coloro che dicono di sapere parlare un lingua e coloro che davvero sono capaci di farlo.
Risultati? A dieci giorni dall'inizio della campagna, pochissimi si sono presentati, e anche questi spesso senza essere riusciti a cogliere i banali errori inseriti nel testo...
E poi ci si lamenta che non si trova lavoro...

lunedì 29 gennaio 2007

Dimmi con chi vai...

”Surround yourself with the best people you can find, delegate authority, and don’t interfere as long as the policy you’ve decided upon is being carried out.” (Ronald Reagan)

martedì 23 gennaio 2007

Quando gli orchestranti suonano musiche diverse...


Il termine "incentivazione" deriva dal latino "incendo", ovvero incendiare (gli animi), ma... come si pretende di incendiare l'animo di qualcuno se vengono fornite informazioni frammentarie e tempi ridotti all'osso?
Purtroppo il passaggio di informazioni dall'azienda committente all'agenzia incentive, da questa alla dmc locale, e dalla dmc all'agenzia che si occupa realmente della progettazione e dell'organizzazione dei servizi, degli spettacoli, delle attività e degli intrattenimenti funziona come un perverso "telefono senza fili".
E non solo perchè le informazioni vengono già inevitabilmente (parzialmente) disperse durante questa incredibile staffetta di interlocutori.
Ma soprattutto perchè, terrorizzati dall'idea che qualcuno possa rubargli un cliente, i vari intermediari centellinano le informazioni, tanto che spesso non si viene a sapere nemmeno il nome dell'azienda committente... Come si può pretendere quindi di avere un prodotto di qualità superiore, davvero capace di rispondere a uniche esigenze, quando i vari attori non collaborano realmente tra di loro?
Ci si lamenta che il mercato non va, che sempre più clienti non vedano il vantaggio di affidarsi ad agenzie incentive, quando loro stessi possono fare una telefonata a qualche albergo e trovare un paio di hostess.
E questo perchè in questi passaggi di testimone non si perdono solo (volontariamente e stupidamente) delle informazioni fondamentali.
Si perde anche e soprattutto il valore aggiunto che un'agenzia che si occupi seriamente di questo campo deve mettere in gioco: quella capacità creativa e professionale di trasmettere un messaggio e di creare spirito di squadra.

Significa che l'unica garanzia di successo è avere a che fare con un'agenzia capace di coprire da sola ogni necessità, in modo da non disperdere forze e informazioni?
Non obbligatoriamente.
Ma significa che se gli orchestranti sono diversi, perlomeno dev'esserci fiducia e affiatamento tra di loro.
In fondo, non è quello che insegnano proprio le agenzie incentive?


P.S: per l'etimo della parola "Incentivare" ringrazio sentitamente il dott. Rodolfo Musco, attuale presidente dell'Italian Chapter del SITE.

lunedì 22 gennaio 2007

Istruzioni per cambiare il mondo

"Chi crede realizza. Chi realizza cambia il mondo." (Rosario Salanitri)

martedì 16 gennaio 2007

Benvenuta!


Oggi è un giorno speciale.
Probabilmente non per voi, ma sicuramente per me, perchè è appena nata Cinzia, primogenita di Andrea, caro amico e compagno di tante avventure, anche lavorative.
E' stato con lui che abbiamo fatto i primi passi nel mondo dell'organizzazione di eventi, quasi 10 anni fa, e ancora oggi è il miglior critico (costruttivo, ovviamente) delle mie produzioni.

Auguri quindi, papà Andrea.
Auguri, mamma Anna.
E soprattutto auguri Cinzia, e benvenuta nello straordinario viaggio della vita.

lunedì 15 gennaio 2007

Apri gli occhi


E' una delle più emozionanti web-campaign che io abbia mai visto, qualitativamente eccellente dal punto di vista grafico, creativo e di trasmissione del messaggio.
Sto parlando della campagna contro la sofferenza minorile olandese fortemente voluta dal SIRE, una celebre fondazione per la pubblicità non-commerciale, in collaborazione con alcune tra le più importanti agenzie di comunicazione del paese (e si vede!).

Ci sono quindi diversi motivi per i quali dovreste visitare le loro pagine:
- per ammirare come si possono fondere perfettamente colori, veste grafica e musiche per trasmettere un messaggio in maniera assolutamente sinestetica e avvolgente;
- perchè si fa un'ottimo uso dell'interattività, ma senza esagerare, il che dovrebbe essere punto focale nella realizzazione di ogni campagna su internet (anche se sappiamo che spesso non è così);
- perchè finalmente ci si farà un'idea chiara delle potenzialità di una web-campaign ben pensata e realizzata;
- e soprattutto perchè dopo guarderete il mondo in modo diverso.
E potrete contribuire a cambiarlo.
Con un semplice click.

P.S: Come ho trovato questa campagna? Grazie a una segnalazione letta su disruption, blog su marketing, pubblicità e comunicazione che vi consiglio caldamente di seguire!

Seconda stella a destra...

”The pessimist complains about the wind. The optimist expects it to change. The leader adjusts the sails.” (John Maxwell)

mercoledì 10 gennaio 2007

Oltre il limite


Mi vanto di avere tra le mie amicizie uno dei più grandi illustratori del mondo, Alan Lee, già Premio Oscar per le scenografie della trilogia cinematografica de Il Signore degli Anelli (per lo più, premio consegnatogli personalmente da Angelina Jolie... oh, invidia!).
In una delle nostre ultime chiacchierate, ha buttato lì una frase che è rimasta a lungo a rimbalzare nella mia mente. Discutevamo dei suoi dipinti (come sempre), e del fatto che guardando il prodotto finale (il film) era praticamente impossibile notare quali scenografie fossero in realtà disegni, modellini, o scene reali.
"Il punto non è se è reale, ma se è credibile", ha aggiunto lui.
E io non ho potuto che annuire.

Un discorso simile è affrontato da Seth Godin nel suo libro "Tutte le palle del marketing" ("All marketers are liars"), nel quale definisce il lavoro dei pubblicitari come quello di creare delle storie armoniche e plausibili. Non necessariamente vere, ma che siano vissute come tali da chi le ascolta.

Storie che devono essere speciali, straordinarie.
Sulla soglia dell'impossibile, ma senza varcare il limite della coerenza narrativa (che non è lo stesso della coerenza reale, naturalmente).
E già: nella comunicazione non ha importanza cosa è reale.
E' importante cosa è credibile.
E ti fa sognare di un mondo possibile.

martedì 9 gennaio 2007

Ognuno ha il team che si merita!

A volte non si riesce a vedere l'ovvio.
Ad esempio, che se si vuole un gioco di squadra, ci deve prima essere una squadra.
E' questa la lapalissiana verità che sfugge spesso ai nostri imprenditori.

Un manager di un'importante catena di ipermercati, infatti, mi confidava desolato delle misteriose "sparizioni" che avvengono nei suoi magazzini, soprattutto in prossimità delle festività.
Certo, con gli operai non aveva alcuna intenzione di prevedere le consuete (e dispendiose) attività di incentivazione e motivazione che organizza per la dirigenza interna e i partner nazionali, ma era anche piuttosto restio ad applicare nuovi sistemi di controllo e una politica a tolleranza zero, temendo un sempre crescente malumore...
Naturalmente, la cosa era un rumorosissimo campanello d'allarme del fatto che gli uomini del magazzino, e probabilmente anche i dipendenti delle filiali, non si sentivano e non si sentono parte della squadra aziendale.
Anzi, estendendo il concetto, che vivono l'azienda come un noi-operai contro voi-manager.

E' possibile fare qualcosa per risolvere questo atteggiamento?
Sicuramente si, e grossi marchi internazionali lavorano da anni nella direzione della creazione di un orgoglio aziendale che coinvolga davvero tutti, e nella realizzazione di una consapevolezza che l'azienda sia una sorta di famiglia.
Ci stanno riuscendo? I dati dicono di si.
E da noi?

lunedì 8 gennaio 2007

Il silenzio degli innocenti

”The day soldiers stop bringing you their problems is the day you have stopped leading them.” (Generale Colin Powell)