Ognuno ha il team che si merita!
A volte non si riesce a vedere l'ovvio.
Ad esempio, che se si vuole un gioco di squadra, ci deve prima essere una squadra.
E' questa la lapalissiana verità che sfugge spesso ai nostri imprenditori.
Un manager di un'importante catena di ipermercati, infatti, mi confidava desolato delle misteriose "sparizioni" che avvengono nei suoi magazzini, soprattutto in prossimità delle festività.
Certo, con gli operai non aveva alcuna intenzione di prevedere le consuete (e dispendiose) attività di incentivazione e motivazione che organizza per la dirigenza interna e i partner nazionali, ma era anche piuttosto restio ad applicare nuovi sistemi di controllo e una politica a tolleranza zero, temendo un sempre crescente malumore...
Naturalmente, la cosa era un rumorosissimo campanello d'allarme del fatto che gli uomini del magazzino, e probabilmente anche i dipendenti delle filiali, non si sentivano e non si sentono parte della squadra aziendale.
Anzi, estendendo il concetto, che vivono l'azienda come un noi-operai contro voi-manager.
E' possibile fare qualcosa per risolvere questo atteggiamento?
Sicuramente si, e grossi marchi internazionali lavorano da anni nella direzione della creazione di un orgoglio aziendale che coinvolga davvero tutti, e nella realizzazione di una consapevolezza che l'azienda sia una sorta di famiglia.
Ci stanno riuscendo? I dati dicono di si.
E da noi?
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