martedì 30 gennaio 2007

Un milione di posti di lavoro...

Dall'inizio di gennaio, abbiamo iniziato una nuova selezione di personale per i ruoli più disparati, operazione resasi necessaria in seguito alla fulminante crescita delle richieste nell'ultimo anno e che ha mobilitato tutti i responsabili di settore.
A me è stato affidato il ruolo di selezionare hostess, artisti e intrattenitori capaci di parlare fluentemente una o più lingue straniere.
Abbiamo quindi realizzato dei manifesti e dei volantini con uno stesso testo tradotto in inglese, francese e tedesco, che recitava (utilizzeremo l'inglese come esempio) così:

"DO YOU TALK IN ENGLISH?
Azimut - creating emotions
is looking for hostess, actours, artists and enterteiners who can talk fluently in English, French and/or German.

In this text there are a few mistakes: if you can find them, you may be qualified!
please, call us:(...)"

Già, l'annuncio contiene degli errori grammaticali e sintattici voluti e non casuali, creati apposta per permetterci una prima selezione tra coloro che dicono di sapere parlare un lingua e coloro che davvero sono capaci di farlo.
Risultati? A dieci giorni dall'inizio della campagna, pochissimi si sono presentati, e anche questi spesso senza essere riusciti a cogliere i banali errori inseriti nel testo...
E poi ci si lamenta che non si trova lavoro...

2 commenti:

Giorgio Soffiato ha detto...

"DO YOU SPEACK IN ENGLISH?
Azimut - creating emotions
is looking for hostess, actors, artists and entertainers who can speack fluently in English, French and/or German.

giuro che non ho usato il dizionario, mi assumi?

:-) Il problema che poni è comunque davvero scottante ed è legato alle skill che uno deve avere per aspirare ad un buon lavoro, sicuramente costruirsi un curriculum solido già durante gli studi può far bene, sembrano banalità ma a volte le certficazioni di lingua e la patente europea del computer (assolute banalità che non attestano competenza effettive) possono fare la differenza perchè comunque dimostrano la volonta di far vedere e la voglia di intraprendere. Io vedo in quest'ottica anche un blog personale, a livello di recruiting lo valuteresti come una skill? Si potrebbe discutere..

Dario Cherubino ha detto...

Si potrebbe discutere, eccome!
Un curriculum solido è senza dubbio fondamentale, e la conoscenza di una o più lingue straniere, come anche l'utilizzo del computer, non sono più dei semplici optional da aggiungere come nota a margine...
L'esperienza comune lo conferma, e anche personalmente potrei raccontare decine di casi in cui sono state proprio competenze "collaterali" a permettere a un candidato di essere prescelto.

Ma mi limiterò a raccontarti sotanto un aneddoto, una piccola vicenda accadutami esattamente un anno fa, alla BIT di Milano. Chiacchierando con uno dei più prestigiosi recruiter italiani, mi confidò che, ricevendo tonnellate di curriculum per ogni richiesta di lavoro che gli passava per le mani, il suo metodo di lavoro era quello di SALTARE (in un primo momento) la lettura dei percorsi accademici e andare a cercare tra le "altre competenze".
Dava per scontato che quasi tutti i candidati avessero i requisiti richiesti nell'annuncio, e quindi questi non sarebbero certo bastati per essere una buona discriminante... Era tra le righe delle passioni e degli hobby, delle capacità interrelazionali e delle epserienze più svariate che avrebbe trovato il suo campione.

Ma ricordiamoci che non basta scriverle su un curriculum, certe cose: un buon selezionatore controllerà che non stiate mentendo.

Avere un proprio blog è una skill che viene considerata interessante? A mio parere, si. Dimostra intraprendenza, voglia di agire e non soltanto di reagire, una certa dimestichezza con il computer, e la capacità di confrontarsi e mettersi in gioco.
E non è poco!