lunedì 2 giugno 2008

L'inutile concordia...

"Quando due uomini in affari sono sempre d'accordo, uno dei due è superfluo."(Ezra Pound)

lunedì 26 maggio 2008

Teambuilding e competitività



Ritorna periodicamente, anche tra gli addetto al settore, la discussione tra teambuilding competitivi o collaborativi, e su quale sia il migliore...

Ma la vera domanda che mi sono sempre posto è: esistono davvero i teambuilding competitivi, intesi come "un gruppo contro un altro"?

Il teambuilding ha come scopo, ovviamente, la creazione di un gruppo, o comunque il rafforzamento positivo dei legami interni allo stesso.
E' possibile ottenere questo risultato dividendo i partecipanti in gruppi e facendo in modo che si sfidino tra di loro?

Kjerulf (esperto internazionale di "felicità al lavoro") ha riassunto in un suo interessantissimo articolo le 5 motivazioni principali per cui i teambuilding competitivi non sono utili, ma anzi, spesso, sono dannosi per il gruppo:

1: Competition does not create an experience of success
Ovvero, certo, qualcuno vince, ma, proprio per questo motivo, la maggior parte delle squadre dovrà perdere. E questo significa lasciare nella maggior parte delle persone una sensazione di inadeguatezza e sconforto (e, a volte, invidia verso i vincitori)... non certo ciò che si vuole raggiungere con un'attività del genere!

2: Competition brings out the worst in people
Non tutti sono capaci di controllare la competitività, e non trasformarla in aggressività verso l'avversario. Addirittura, alcuni cercano volontariamente di danneggiare l'avversario, o barano per ottenere la vittoria... ancora una volta, non la base ideale sulla quale costruire un rapporto di stima e fiducia reciproca!

3: People learn less when they’re competing

Ad alcuni potrebbe sembrare paradossale, ma diversi studi accademici hanno dimostrato che si impara di più collaborando che competendo.

4: Competition lowers performance
Anche qua, a differenza di ciò che potrebbe sembrare ovvio, è stato dismotrato che la maggior parte delle persone ha un migliore rendimento se collabora piuttosto che se deve cercare di vincere contro qualcuno...

5: Waste of time

Gli eventi competitivi hanno come obiettivo principale la vittoria di un team, e questo spesso fa perdere di vista l'obiettivo principale di rafforzare il gruppo...

Insomma, in definitiva, la competizione rafforza (probabilmente) le affinità all'interno di un team, a discapito del rapporto con tutte le altre squadre, e quindi con la maggior parte dei partecipanti all'attività.
E questo voi lo chiamereste "teambuilding"?

...in 4 parole!

"Creativity is what sells" (David Ogilvy)

lunedì 21 aprile 2008

Emozione e Ragione

"La differenza sostanziale tra emozione e ragione è che l'emozione porta alla ragione, la ragione a trarre conclusioni" (Donald Caine, neurologo)

mercoledì 9 aprile 2008

Team Building o Teambuilding?


Le parole Team-building (staccate, o al limite legate tra di loro da un trattino) e Teambuilding (tutto unito) sono utilizzate in Italia praticamente come sinonimi.
Ma (molti lo sanno) ho un vero culto della parola (gli amici la chiamano pedanteria... e loro sono gli amici!), e ho fatto qualche ricerca, con alcuni colleghi esteri, per verificare se i due termini siano davvero equivalenti... e, effettivamente, non lo sono!

“Team Building” si riferisce proprio all'idea di costruzione di una squadra efficiente (non solo lavorativa), nella quale i contrasti siano ridotti al minimo, se non del tutto assenti.
Con “Teambuilding” si intendono invece tutte quelle attività progettate e realizzate (da professionisti, auspicabilmente) per raggiungere lo scopo del “Team Building”.
Quindi il primo termine, in pratica, è l'obiettivo del secondo.

Il teambuilding può essere quindi spiccatamente formativo, se associato a fasi strutturate di brief e debrief, e il cui fine è la consapevolezza degi avvenuti cambiamenti nelle dinamiche di gruppo (ma che, quando condotto da personale poco preparato, corre il rischio di suonare, nella mente dei partecipanti, come una sorta di "lavaggio del cervello" mal riuscito, o come un tentativo forzato e disperato di creare un team), o può avere principalmente una valenza ludica/motivazionale, qualora l'obiettivo sia quello di dare una senzazione di profonda appartenenza a una squadra tramite attività ludiche e interattive (da non confondere comunque, come spesso si fa, in mano a improvvisati attori del settore, con normali cacce al tesoro o partite di calcetto).

Il fine ultimo è comunque quello di fare sentire tutti i partecipanti come orgogliosamente e felicemente membri di una vera squadra.
Ma quanti davvero ci riescono?

martedì 8 aprile 2008

Sicilia - Isola a Colori


Il premio speciale assegnato nell'ambito degli Oscar del turismo italiano(i "Bit Tourism Award 2008") per la migliore campagna pubblicitaria italiana del 2007 a mezzo stampa dedicata al turismo è stato assegnato a (ta-dah!) "Sicilia, isola a colori", realizzata per la Regione Siciliana da Feedback .
La campagna pubblicitaria, veramente accattivante, racconta la Sicilia e le sue differenti facce attraverso i suoi colori accesi, invitando i lettori a sceglierne la "sfumatura" preferita.
"Una declinazione classica del turismo viene riletta con suggestioni multisensoriali>", così si è espressa la giuria tecnica (lo dico con orgoglio tutto sicilano), "Ogni soggetto della campagna rielabora in modo originale, ed in perfetto equilibrio, il tema del viaggio come scoperta dell'inatteso. Luci e ombre: sono questi gli elementi distintivi della campagna, che fa leva su mare, storia ed enogastronomia.
I colori denotano l'offerta della regione e la varieta' dei suoi prodotti."

Cosa dire se non, semplicemente, grazie?


P.S: vuoi dare un'occhiata alla campagna? clicca qui

lunedì 7 aprile 2008

Sei davvero necessario?

"If you offer the same product or service of someone else, one of you is unnnecessary" (Dan Kennedy)

martedì 1 aprile 2008

La TV genera davvero un ROI così basso?


Cito il caro amico Giorgio Soffiato di MarketingArena, rubandogli alcuni interessanti dati (fonte: NAPA consulting) legati alla crisi del mass-marketing, di cui, di tanto in tanto, parliamo anche su queste pagine:

•18%: campagne tv che generano un ROI positivo
•256%: crescita CPM in TV adv
•100%: aumento spesa in adv richiesto per aumentare di 1-2% le vendite
•80%: quota di mercato (USA) dei registratori video con skipping tecnology
•95%: tasso di fallimento introduzione di nuovi prodotti
•3000: messaggi pubblicitari cui ogni persona è esposta ogni giorno
•56%: persone che evitano di acquistare da aziende che ritengono troppo esposte in termini di comunicazione
•65%: persone che si ritengono bombardate dalla comunicazione
•69%: persone interessate in tecnologie o device che li aiutino a “skippare” la pubblicità

Per una volta, i dati mi sembrano talmente chiari ed evidenti, che preferisco non commentarli affatto: inutile ribadire ancora che i mezzi di comunicazione tradizionali, televisione in testa, stanno attraversando una crisi destinata a non fermarsi, e che quindi la comunicazione, per essere efficace, deve basarsi su nuovi canali, meno invasivi e più graditi. E spesso anche meno costosi.
Ops! Troppo tardi: l'ho appena detto!

lunedì 31 marzo 2008

Marketing & Innovazione

"Il fine di un'azienda è sviluppare clienti. Quindi un'azienda ha solo e soltanto due funzioni di base: il marketing e l'innovazione" (Peter Drucker)

venerdì 28 marzo 2008

I limiti etici del marketing...


La notizia è stata diramata dall'ANSA neanche un'ora fa (alle 11:05), ma è stata già ripresa un po' in tutto il mondo: una casa editrice ludica ha trasformato il Muro del Pianto di Gerusalemme in una meta per gli amanti israeliani dei puzzle.
Come ha fatto?
Ha nascosto tra gli interstizi della costruzione plurimillenaria centinaia di piccole 'buste-premio', ciascuna contenente il pezzo di un puzzle e un buono che consente di ricevere in regalo una scatola (dal valore di circa 30 euro) contenente i restanti 999 pezzi del rompicapo e raffigurante il Muro del Pianto.

Negli interstizi del Muro, uno dei principali luoghi di preghiera per gli ebrei e unico residuo del Tempio di Salomone ancora rimasto in piedi, i fedeli sono soliti introdurre piccoli biglietti contenenti preghiere di carattere personale. Ma questa è la prima volta che le pietre del Muro sono utilizzate per lanciare una campagna commerciale.

La iniziativa certamente non è piaciuta al rabbino Shmuel Rabinovic, responsabile dei luoghi santi ebraici.
"Le pietre del Muro non possono essere utilizzate per giochi e per fare pubblicità!", ha esclamato "Si tratta della profanazione di un luogo santo".
Da parte sua, la società che produce i puzzle replica di aver agito in buona fede per pubblicizzare Gerusalemme in occasione del sessantesimo anniversario della costituzione dello stato di Israele. Aggiunge che un uso commerciale di quel Luogo Santo viene fatto peraltro anche quando attori o altre celebrità si mettono in posa alla base del Muro, cosa che viene consentita dai rabbini...

Insomma, abbiamo varcato i limiti etici e il rispetto della religiosità altrui, o siamo ancora nella norma di un "comunicare a tutti i costi"?

martedì 25 marzo 2008

Il ritorno de "Il rivale di se stesso"


E' successo di nuovo.
Ne avevo già discusso abbondantemente qui quasi un anno e mezzo fa, ma è capitato nuovamente, più e più volte, diventando praticamente una consuetudine con cadenza pressocchè poco più che mensile.

Un cliente ci chiede di progettare per lui un lungo evento di team-building ludico da tenersi lungo la costa della Sicilia orientale. E, naturalmente, di dare vita a idee originali.
Noi creiamo con fatica e passione un nuovo pezzo unico, adattiamo i nostri format più riusciti, tenendo in conto età, sesso e numero dei partecipanti, tempi e spazi a disposizione, stagione climatica nella quale si terrà l'evento, e molti altri fattori.
Il cliente (un'importante incentive house capitolina) plaude al nostro impegno e rigira la proposta al SUO cliente (una non meglio precisata multinazionale nel campo dell'elettronica).

Passano 10 giorni, nei quali non abbiamo più alcuna notizia. L'evento è ancora lontano, e siamo abituati a tempi biblici di attesa (pare che Matusalemme realizzasse eventi anche lui)...
Assorbiti da altre richieste, quasi ci dimentichiamo della nostra proposta.
Fino a quando un tour-operator milanese ci contatta per un "altro" evento, dicendoci che un suo cliente aveva avuto l'idea di fare un evento in Sicilia, e aveva già un'idea ben chiara di cosa voleva realizzare.
Chiediamo dettagli, e ci viene inviato un briefing.
Un briefing che (ovviamente a questo punto ci sarete arrivati da soli) era scritto con le mie parole. Neanche lo sforzo di cambiarle un po'.
Non solo: per dare risalto al testo, e rendere più chiaro come l'evento si sarebbe dovuto realmente svolgere, erano state perfino utilizzate foto e immagini che io stesso avevo spedito (e in una di queste mi vedevo perfino io!).

Ovviamente, il tour-operator ne era all'oscuro.
Molto più semplicemente, il cliente, alla ricerca di un facile (?) risparmio, stava cercando di aggirarci e di trovare un fornitore più economico (siamo gli unici professionisti del campo nel sud-Italia, e abbiamo felici e proficui rapporti di lavoro praticamente con tutti gli attori del settore... difficile evitarci!).
Un fornitore più economico, dicevamo.
Come se vendessimo risme di carta o zucchero per il caffè, beni praticamente indifferenziati per i quali una "marca" vale l'altra.

Così, al di là delle ovvie implicazioni etiche (il furto di idee pare sia la norma, e venga considerato meno che un peccato veniale), mi ritornano a frullare in testa le solite domande:
davvero si pensa che chiunque sia capace di realizzare in pratica ciò che in teoria sembra una buona idea?
Se rubassi gli schemi di una Ferrari, davvero chiunque sarebbe capace di costruirla tale e quale? E vi fidereste di guidarne una realizzata amatorialmente nel garage di uno sconosciuto, senza alcuna garanzia?
Non sono forse necessari studi, competenze, esperienze, capacità, PROFESSIONALITA' che non sono in mano a tutti?

E infine, per restare nel campo dei paragoni automobilistici, nessuno si aspetta che un Fiorino Fiat avrà le stesse prestazioni o lo stesso comfort di una Audi TT, nè di pagare lo stesso prezzo per i due modelli, ma entrambi vengono classificati come "automezzi".
Non ne vedete a occhio nudo la differenza?

lunedì 24 marzo 2008

marketing da circo

"If the circus is coming to town and you paint a sign saying "Circus Coming to the Fairground Saturday," that's advertising. If you put the sign on the back of an elephant and walk it into town, that's promotion. If the elephant walks through the mayor's flower bed, that's publicity. And if you get the mayor to laugh about it, that's public relations. If the town's citizens go the circus, you show them the many entertainment booths, explain how much fun they'll have spending money at the booths, answer their questions and ultimately, they spend a lot at the circus, that's sales." (autore sconosciuto)

mercoledì 19 marzo 2008

Osservando gli Osservatori



Il settore MICE italiano, nelle sue declinazioni principali, gode di tre fondamentali rilevamenti statistici annuali: il Monitor sul mercato degli eventi, realizzato da Astra Ricerche per AdC (Agenzia della Comunicazione), l'Osservatorio sul mercato congressuale Italiano, promosso dal Convention Bureau della Provincia di Rimini, dalla rivista Meeting e Congressi e da BTC International e condotta dall'Universita di Bologna (attualmente disponibile esclusivamente con dati riguardanti il primo trimestre del 2007), e l'Osservatorio sul Business Travel, sempre condotto dall'Università di Bologna, ma per la rivista Turismo d'Affari.
Tre studi con target e campioni di riferimento profondamente diversi, ma che, insieme, riescono a dipingere un quadro complessivo dell'andamento del settore in Italia...

Tutte le indagini sono concordi nell'affermare che il 2007 ha registrato una delle migliori performance degli ultimi anni, e che le aspettative di crescita sono assolutamente rosee.

Per Astra, sono stati spesi in eventi ben 1.200 milioni di euro tra ottobre 2006 e ottobre 2007 (lo stesso studio, due anni prima, vedeva un investimento di soli 960 milioni di euro): una cifra senza dubbio consistente, con una previsione, per il 2009, di 1.400 milioni di euro.
Una crescita quasi regolare, di circa 100 milioni di euro l'anno, che connota il mercato degli eventi come il media che ha il secondo tasso d'incremento più elevato (dopo Internet, naturalmente).

Per l'Osservatorio sul Business Travel, in questo settore la spesa è cresciuta dal 2006 di circa 1.700 milioni di Euro, e quasi la metà (il 44%) degli intervistati dichiara che la spesa complessiva aumenterà nel prossimo anno, mentre solo il 3% ritiene che vi sarà una contrazione. Dati senza dubbio importanti, che confermano l'importanza del settore...

Anche l'OCI ci da notizie positive, dichiarando una crescita nel settore di oltre il 17% nel solo primo trimestre 2007. Ma anche gli altri dati fornitici sono importanti, perchè ci informano che è aumentata la dimensione media degli eventi ospitati (+9,43%) e si è allungata anche la permanenza media degli ospiti (+16,67%).

Un successo su tutti i fronti, per un settore che affronta ogni giorno serie difficoltà e subisce uno scarso riconoscimento del suo valore da parte delle autorità politiche che invece dovrebbero premiarne la virtuosità....

lunedì 17 marzo 2008

Riunioni e Brainstorming

"Se due uomini sono d'accordo su tutto, puoi star sicuro che solo uno dei due sta pensando." (Arthur Bloch)

domenica 16 marzo 2008

La Veillée des Abysses



Ho avuto la fortuna, in un periodo assolutamente denso come quello di questi giorni, di riuscire ad andare a vedere, a Catania, la prima italiana de La Veillée des Abysses, del giovanissimo James Thierrèe. La critica mondiale lo aveva già acclamato

Spettacolo straordinario, suggestivo e incantatore, capace di fondere insieme l'arte circense con l'estro teatrale, la danza e la musica.
E ciò che ne esce fuori è pura poesia.

Suggestioni sperimentali, senza dubbio, surreali, improbabili, ma davvero capaci di lasciare tutti a bocca aperta a sognare, immergendoti in una surrealtà improvvisamente vicina.

Uno spettacolo unico, che caldamente consiglio a tutti coloro che possano avere un'occasione di andarlo a vedere.
E soprattutto coloro che fingono di fare teatro o arte sperimentale, quando poi semplicemente si lasciano andare a narcisistici e incomprensibili deliri non capaci di emozionare.

Mi permetto di citarlo, in una sua recente intervista, perchè credo nelle sue parole si trovino tante verità scoperte nel sudore e nella fatica di un artista vero.
"Come me, come tutti, quello che gli spettatori chiedono, quello di cui hanno bisogno è essere trasportati da qualche altra parte. Un luogo magico dove si ritrovino delle vaghe reminiscenze, delle storie dimenticate, delle visioni immaginifiche, dei ricordi ingarbugliati… Non so spiegare in modo chiaro come le idee mi vengano. Io parto dalla materia bruta, da fatti concreti, da gesti semplici. Lo spettacolo si compone un passo alla volta, si modifica da solo attraverso le diverse sue rappresentazioni. Tutto è costantemente in divenire. Chi pensa di costruire un’opera ad ogni istante si rende conto fino a che punto i suoi elementi fuggano dal completo controllo del creatore stesso. All’inizio, immagino una storia, poi insieme ai miei artisti ci lavoriamo sopra. Gli artisti sono acrobati, contorsionisti, musicisti; io ascolto i loro desideri. Insieme, noi ascoltiamo il pubblico e le loro reazioni. Non solamente le manifestazioni di gioia, gli applausi, ma anche il respiro di una sala. Ciò è essenziale per mantenere il ritmo, oltrepassare la performance, il puro numero circense, e arrivare all’umanità delle persone. Esprimere lo “scorrere della vita”, lasciare che il cuore si apra all’innocenza ritrovata delle emozioni e delle risa, lasciarsi guidare dall’incanto surrealista delle immagini. E, soprattutto, crederci."

Un incredibile genio, dall'età di 4 anni a calcare i palcoscenici di tutto il mondo.
Figlio, e nipote d'arte.
Di un certo Charlie Chaplin.
Charlot.

lunedì 3 marzo 2008

Teoria e pratica

"La cosa più strana della vita è la totale mancanza di accordo tra teoria e pratica di vita" (Ralph Waldo Emerson)

venerdì 22 febbraio 2008

"Vorrei uno spettacolo unico..."

"...e mi serve per domani!"
Ormai sembra che questa sia diventata una formula routinaria della quale non si può più fare a meno.
Eppure dovrebbe essere chiaro a tutti che più un lavoro è sfaccettato, personalizzato, UNICO, più tempo è necessario per la sua realizzazione, o anche semplicemente per la sua progettazione.
Altrimenti si rischia un lavoro raffazzonato e che poco ha a che vedere con l'alta qualità dell'idea iniziale...

L'unicità pretende il suo tempo.
Ha i suoi costi.
Non esistono compromessi.

Pensate forse che capolavori come "Welcome 500" (ideato da K-events e vincitore degli European Best event Awards 2007) siano stato realizzati in pochi giorni?

venerdì 15 febbraio 2008

Storia del team-building


Qualche giorno fa un gruppo di studenti in visita presso i nostri uffici operativi mi parlava del team building come di un'invenzione dell'ultimo decennio.
La verità è ben altra, naturalmente, e per questo motivo mi permetterò di annoiarvi cercando di tracciare una rapida e concisa storia del team building...

Le prime avvisaglie del problema di "fare team" si possono rintracciare sin dai tardi anni '20, a partire dagli Hawthorne Studies, che analizzavano scientificamente cosa succedeva a un gruppo (naturalmente costituito da persone tutte facenti parte della stessa azienda) in diverse condizioni. Lo studio rivelò che il fattore più significativo era un accresciuto senso di appartenza al gruppo e alla realtà aziendale, quanto maggiore erano state le interazioni tra i colleghi.

Nel 1933, poi, Elton Mayo (che, guarda caso, era anche uno dei ricercatori originali degli Hawthorne Studies) illustrò con maggiore chiarezza quali erano le condizioni necessarie per uno sviluppo ottimale di un "lavoro di squadra"... ma qui la discussione diventa troppo lunga e complessa.

Basti dire che, ovviamente, gli studi non si fermarono con Mayo, ma proseguirono, in mano a importanti ricercatori, rivelando non soltanto i meccanismi che contribuiscono a irrobustire le fondamenta di ogni squadra, ma anche e soprattutto proponendo attività e suggerendo comportamenti capaci di sfruttare al meglio il potenziale del gruppo...

lunedì 7 gennaio 2008

Tanta pubblicità, ma cattivo prodotto...?

"La lealtà comprata col denaro, dal denaro può essere distrutta." (Seneca)