mercoledì 29 novembre 2006

Fuma che ti passa (la voglia)


L'immagine qui sopra l'ho "rubata" da un post all'interno del blog dell'agenzia Luoghinoncomuni.
Dev'essere una bizzarra deformazione professionale:
adoro la pubblicità.
Quando è fatta bene.

E quando penso a quali meccanismi siano stati capaci di strapparmi un sorriso e abbiano regolato la buona riuscita di un progetto creativo pubblicitario, ripenso a un post di Marco Fossati sul suo blog, e che mi permetto di riassumere (in maniera limitante) nelle sue stesse parole:
Per il nostro cervello, quindi, risultano attraenti quei messaggi che lasciano una porticina aperta. I nostri neuroni sono gratificati da una certa quantità di lavoro che il messaggio gli lascia compiere.

Insomma, è il non-detto che completa il detto e lo rende speciale.
L'allusione, la metafora, l'iperbole, l'abile uso del contrasto e dei luoghi comuni giocano con il nostro intelletto e comunicano con noi a un livello meno immediato, gratificandoci quando riusciamo a scorgerne le sottigliezze.

martedì 28 novembre 2006

Bilòdelain!


Ricordate il mio post "Memetica, questa sconosciuta..." dove mi chiedevo stupito se davvero fossi uno dei pochi che non trovassero la memetica un argomento oscuro e misterioso?
(Non lo ricordate? Beh, è qualche rigo più sotto... dateci un'occhiata!)
Oggi mi sono ritrovato a chiacchierare con alcuni professionisti di una importante azienda locale del settore pubblicitario, e ho visto i loro occhi sgranarsi al mio pronunciare le parole "below the line"...
Un deglutire nervoso, gli sguardi che si cercavano per cercare di capire se l'altro sapesse di cosa stessi parlando.
"Bilòdelain?"
Ho trattenuto un sorriso e spiegato cosa intendessi... in fondo il loro imbarazzo lo avevo già visto quasi ogni volta mi ero trovato in una discussione simile con tanti ragazzi laureati in scienze delle comunicazioni, in giornalismo, perfino in tecniche pubblicitarie, per i quali il "below the line" è soltanto una parola incomprensibile...

Ma cos'è, alla fine, questo "below the line"?
Nel gergo pubblicitario, sono "below the line" tutte le attività di comunicazione che non sfruttano i media classici (televisione, radio, editoria, affissioni); costituiscono il "below the line", quindi, gli eventi, le sponsorizzazioni, le relazioni pubbliche, il marketing virale, ecc.
E tutto questo, secondo le statistiche di settore, ha il miglior ROI (Return On Investment, ovvero contropartita ottenuta sull'investimento fatto) dell'intero comparto promozionale... insomma, non è un caso che le più grandi marche del mondo insistano sempre più nell'organizzare eventi in giro per il mondo (per nominare solo i primi che mi vengono in mente, Nike promuove eventi sportivi, dal calcio 3vs3 al ballo, Coca-Cola e Heineken regalano concerti, Fanta un villaggio-evento), ed è assurdo che i professionisti e i futuri professionisti della comunicazione lo ignorino!

lunedì 27 novembre 2006

AAA soluzioni cercasi

Qualsiasi cosa sia la creatività, è una parte nella soluzione di un problema. (Brian Aldiss)

domenica 26 novembre 2006

Google sotto accusa


Nella blogosfera è esploso un nuovo caso: in seguito ai pesanti episodi di bullismo raccontatici nella cronaca di questi giorni sono stati "Indagati due legali rappresentanti di Google Italia per diffamazione aggravata nella vicenda dei video sulle violenze a un ragazzo disabile" (fonte:ANSA).
E così ci troviamo di nuovo di fronte a persone che non si rendono conto che internet non è certo l'origine dei mali, quanto la sua denuncia pubblica.
Che è solo un mezzo, forse il più potente in circolazione, per renderci davvero conto di quale mondo condividiamo.
Che è uno strumento che ci permette di rintracciare e scovare le mele marcie. Come già succede con i pedofili, e come è successo perfino in questo stesso caso.

"Tanti anni fa sequestravano le BBS per cercare non si sa cosa, oggi perquisiscono la sede italiana di Google", ha scritto Mauro Lupi sul suo Blog, e questo mi ha riportato al mio incontro con Steve Jackson, solo qualche settimana fa.
Chi è costui?
Beh, potremmo semplicemente dire che Steve Jackson è uno dei più importanti creativi ludici del mondo, che ha dato vita a numerosi classici, dai giochi da tavolo ai videogames.
Nel 1990, l'FBI, in seguito ad alcune intercettazioni (illegali), confuse un suo gioco inedito conservato nei computer della casa editrice, con un vero manuale per hacker informatici, e sequestrò la sede della Steve Jackson Games…
La ribalta mediatica fu enorme e immediata.
Inutile dire che il furbissimo Steve, dopo avere dimostrato l’assoluta innocenza del gioco incriminato, vi abbia aggiunto un bollino recante la dicitura “Sequestrato dall’FBI”…
Chi avrebbe potuto sperare in una pubblicità del genere?.

giovedì 23 novembre 2006

Il rivale di se stesso


Avete presente l'assurda rivalità tra Clark Kent e il suo alter-ego Superman per l'amore di Lois Lane? Beh, oggi sono stato travolto da una situazione non troppo dissimile...
Azimut produce format di eventi originali, e spesso i nostri clienti sono dmc e tour operator specializzati in viaggi incentive, i quali a loro volta vendono i nostri servizi ad aziende multinazionali in cerca di intrattenimenti unici per i propri ospiti…

Così, ieri veniamo contattati da una dmc locale, la quale ci chiede maggiori informazioni su uno dei nostri cavalli di battaglia. Fra una chiacchiera e l’altra, scopriamo che la richiesta è venuta direttamente dal cliente, una non meglio identificata multinazionale straniera…
La cosa, naturalmente, ci ha lasciato stupiti, dato che siamo gli unici in Sicilia (e tra i pochi in Europa) a proporre il format in questione!
Il mio primo pensiero è stato che il cliente doveva essere un esperto, per fare una richiesta tanto dettagliata, ma poi, quando la responsabile della dmc ha inoltrato una nuova richiesta, chiedendoci se saremmo stati in grado di realizzare un format assolutamente identico a uno degli ultimi nostri prodotti (che avevamo approntato solo poche settimane prima e che è assolutamente unico nella concezione quanto nelle meccaniche), sono stato assalito da un dubbio…
Vuoi vedere che il responsabile della multinazionale aveva ricevuto le nostre proposte tramite un altro tour-operator, e, ritenendole creativamente valide, stava cercando quale agenzia avrebbe potuto realizzarle al costo minore possibile?
Naturalmente un rapido controllo ha dimostrato che era proprio come avevamo immaginato…

E così, eccomi assalito da mille domande…
E’ eticamente corretto chiedere a un’agenzia creativa di proporre un’idea originale, e poi, una volta soddisfatti, affidarne la realizzazione a un’altra?
E se anche lo fosse, renderebbe davvero, in termini qualitativi? Sono davvero tutti capaci di concretizzare idee che non gli appartengono? Forse dietro queste idee non ci sono studi, prove, capacità e competenze che un altro potrebbe non possedere (e che potrebbe solo fingere di avere, per avere un ingaggio altrimenti inarrivabile)?
Vale la pena rischiare la propria credibilità e la propria immagine?
Non sarebbe molto più semplice rivolgersi direttamente ai veri professionisti?

martedì 21 novembre 2006

Memetica, questa (s)conosciuta...


Sull'ultimo numero di "Meeting & Congress", rivista specializzata del mondo congressuale, leggo con piacere un articolo di Francesca Bianchi intitolato "I virus mentali".
Si parla di Memetica, una branca della sociologia che studia il trasferimento di conoscenze e che si basa sul concetto di "meme", ovvero un'unità di informazione minima, in una voluta analogia con l'informazione genetica e le sue unità fondamentali: i geni. Come questi, infatti, i memi si replicano e si modificano utilizzando schemi (in parte) simili a quelli proposti dalle teorie evoluzionistiche darwiniane e lamarkiane.

Quali sono le applicazioni della memetica? Fra i tanti, la comprensione del fenomeno delle mode e dei "tormentoni", della loro nascita e del loro declino, siano essi parole (reali o inventate), frasi, canzoni o altro ancora... Riuscire a comprendere il meccanismo scientifico della propagazione dei memi sarebbe quindi di elevato valore per tutti coloro che fanno della comunicazione il loro mestiere: pubblicitari, venditori, politici, pco, comici, ecc.

L'unica cosa sulla quale non sono d'accordo con la signora Bianchi è proprio l'incipit utilizzato nell'articolo: "E' in arrivo anche in Italia la Memetica".
Ma è davvero "in arrivo"? La memetica deve le sue origini a Richard Dawkins, che ne formulò le basi già nel 1976. Esattamente 30 anni fa. Il concetto non è nuovo, quindi, e stento a credere che i nostri specialisti in comunicazione non ne abbiano mai sentito parlare...
Davvero credete che frasi come il berlusconiano "Mi consenta..." siano diventati dei veri tormentoni senza che nessuno avesse pianificato la cosa?
Davvero credete che il fatto che parlerete di questo mio post sia una cosa casuale?

lunedì 20 novembre 2006

Creating Emotions

“Per uno scrittore creativo, possedere la verità è meno importante di una sincerità emozionale.”
George Orwell

venerdì 17 novembre 2006

Beata la terra che non ha bisogno di martiri


Pochi giorni fa ho visto un articolo al tg. Un sondaggio.
“Chi è il tuo eroe?”
E gli intervistati hanno risposto con la consueta varietà, passando con disinvoltura dal Papa a Berlusconi, da Prodi a Madre Teresa di Calcutta.
E, in coda, tra i dimenticati, Giovanni Falcone.
Che forse era davvero l’unico, tra tutti i nominati, che avesse dato la vita, in maniera letterale e non solo figurata, per salvare il suo popolo.

Ancora ricordo quando mi arrivò la notizia della sua morte. Ero in campeggio, ed era il 23 maggio 1992.
500 chilogrammi di tritolo avevano tolto la vita a chi aveva combattuto per sciogliere i lacci di una prigionia tutta siciliana, subdola ma abbastanza potente da non avere bisogno di essere davvero invisibile.
Ma ciò che la Mafia non poteva immaginare è che l’eco di quella esplosione avvenuta a Capaci sarebbe stata sufficiente a fare insorgere un popolo spaventato e abituato (rassegnato?) all’oppressione, vittima di Cosa Nostra quanto di uno stato incapace o colluso, incapace di difenderlo.
La morte del giudice Falcone ha dato vita a una silenziosa rivoluzione, una valanga che ha rotto il muro dell’omertà eretto in decenni di sopraffazioni mafiose.
Una valanga che ha portato agli arresti di capimafia considerati da sempre intoccabili, come Riina (nel 1993, dopo nemmeno un anno dalla strage) o Provenzano.
E forse un giorno davvero l’Italia renderà merito a Giovanni Falcone, magistrato.
A Giovanni Falcone, eroe.
A Giovanni Falcone, uomo.

“Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni.” Giovanni Falcone

giovedì 16 novembre 2006

IO SONO UN CREATIVO



Il mio è un lavoro imbarazzante.
Perché è difficile anche soltanto capire quale sia davvero, questo lavoro.
Faccio il creativo per un’agenzia eclettica (la Azimut – creating emotions), che si occupa, per dirla in parole povere, di creare e realizzare eventi, intrattenimenti e spettacoli.
Ma cosa significhi fare il creativo al suo interno è una cosa che perfino mia madre fatica a comprendere.
Forse immagina che il mio lavoro si svolga sdraiato per terra attendendo un’idea (il che, è vero, a volte succede), ma in realtà il tutto è molto più strutturato di quanto si immagini.
Innanzitutto, nella maggior parte dei casi la nostra creatività è fortemente limitata dal tema e dagli obiettivi di comunicazione decisi dal committente (un anniversario aziendale, la presentazione di un nuovo prodotto, o anche semplicemente un party esclusivo), dal budget (a volte miserabilmente basso), dai tempi tecnici (non si può pretendere di montare uno spettacolo stile Broadway in sette giorni!) e da mille diversi fattori limitanti.
Ovviamente l’idea non può essere campata in aria, ma necessita di approfondite e aggiornate conoscenze del settore nel quale si opera, dei mezzi necessari, degli artisti, dei tecnici e di tutto il personale specializzato che dovrà lavorare alla realizzazione dell’evento.
Trovata infine l’idea e stabiliti realizzabilità e costi, bisogna preparare una presentazione realistica e accattivante, che possa essere valutata così dal committente. E non è raro che questi richieda decine di modifiche, causando un notevole e rinnovato dispendio di energie, tempo e psicofarmaci calmanti.
Ottenuta l’approvazione si passa infine alla fase realizzativa, e mettere in pratica ciò che si è progettato non è mai semplice come lo si era immaginato… La creatività deve lasciare spazio a una meticolosa precisione, e soprattutto si deve prevedere che qualcosa (QUALSIASI cosa) possa andare storto, trovando una soluzione anticipata a problemi che non si sono mai verificati e che probabilmente non si verificheranno mai.
Finalmente arriva il giorno dell’evento, e il nostro lavoro si concentra sulla regia in loco, verificando che tutto fili liscio fino a quando anche l’ultimo ospite non si sarà ritirato…
Solo allora ci si può lasciare sprofondare sul primo divano disponibile.
Giusto in tempo perché il telefono squilli di nuovo.
“Pronto? Ci serve una nuova idea!”