venerdì 28 marzo 2008

I limiti etici del marketing...


La notizia è stata diramata dall'ANSA neanche un'ora fa (alle 11:05), ma è stata già ripresa un po' in tutto il mondo: una casa editrice ludica ha trasformato il Muro del Pianto di Gerusalemme in una meta per gli amanti israeliani dei puzzle.
Come ha fatto?
Ha nascosto tra gli interstizi della costruzione plurimillenaria centinaia di piccole 'buste-premio', ciascuna contenente il pezzo di un puzzle e un buono che consente di ricevere in regalo una scatola (dal valore di circa 30 euro) contenente i restanti 999 pezzi del rompicapo e raffigurante il Muro del Pianto.

Negli interstizi del Muro, uno dei principali luoghi di preghiera per gli ebrei e unico residuo del Tempio di Salomone ancora rimasto in piedi, i fedeli sono soliti introdurre piccoli biglietti contenenti preghiere di carattere personale. Ma questa è la prima volta che le pietre del Muro sono utilizzate per lanciare una campagna commerciale.

La iniziativa certamente non è piaciuta al rabbino Shmuel Rabinovic, responsabile dei luoghi santi ebraici.
"Le pietre del Muro non possono essere utilizzate per giochi e per fare pubblicità!", ha esclamato "Si tratta della profanazione di un luogo santo".
Da parte sua, la società che produce i puzzle replica di aver agito in buona fede per pubblicizzare Gerusalemme in occasione del sessantesimo anniversario della costituzione dello stato di Israele. Aggiunge che un uso commerciale di quel Luogo Santo viene fatto peraltro anche quando attori o altre celebrità si mettono in posa alla base del Muro, cosa che viene consentita dai rabbini...

Insomma, abbiamo varcato i limiti etici e il rispetto della religiosità altrui, o siamo ancora nella norma di un "comunicare a tutti i costi"?

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