mercoledì 10 gennaio 2007

Oltre il limite


Mi vanto di avere tra le mie amicizie uno dei più grandi illustratori del mondo, Alan Lee, già Premio Oscar per le scenografie della trilogia cinematografica de Il Signore degli Anelli (per lo più, premio consegnatogli personalmente da Angelina Jolie... oh, invidia!).
In una delle nostre ultime chiacchierate, ha buttato lì una frase che è rimasta a lungo a rimbalzare nella mia mente. Discutevamo dei suoi dipinti (come sempre), e del fatto che guardando il prodotto finale (il film) era praticamente impossibile notare quali scenografie fossero in realtà disegni, modellini, o scene reali.
"Il punto non è se è reale, ma se è credibile", ha aggiunto lui.
E io non ho potuto che annuire.

Un discorso simile è affrontato da Seth Godin nel suo libro "Tutte le palle del marketing" ("All marketers are liars"), nel quale definisce il lavoro dei pubblicitari come quello di creare delle storie armoniche e plausibili. Non necessariamente vere, ma che siano vissute come tali da chi le ascolta.

Storie che devono essere speciali, straordinarie.
Sulla soglia dell'impossibile, ma senza varcare il limite della coerenza narrativa (che non è lo stesso della coerenza reale, naturalmente).
E già: nella comunicazione non ha importanza cosa è reale.
E' importante cosa è credibile.
E ti fa sognare di un mondo possibile.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

E ti fa sognare di un mondo possibile?

Anonimo ha detto...

Ma l'immagine che hai usato è davvero uno schizzo originale di Alan Lee?

Dario Cherubino ha detto...

Rispondo a entrambi.

Innanzitutto, si, Stefania, è uno schizzo che Alan Lee mi ha regalato al nostro ultimo incontro, a Lucca.
Ma credo che la cosa c'entri poco con l'argomento del post :-P

Per rispondere ad Anonimo (ma perchè non vi firmate?), io intendo "possibile" come "plausibile", anche se solo nei sogni...

Da tempo si dice che il marketing non vende più beni, ma idee, e la loro identificazione in esse.
Georg Riedel vende bicchieri da vino. Di forme totalmente diverse tra di loro, nella convinzione che la forma del contenitore, appositamente calibrata per ciascun tipo di alcolico, influenzi l'esperienza vissuta dal bevitore.
E i più eminenti critici enologici concordano con lui.
Peccato che test scientifici abbiano dimostrato che non è così.
Che è solo suggestione.
Ma Georg Riedel è bravissimo a raccontarti la sua storia.
Un mondo possibile, appunto.
E le persone (è proprio il caso di dirlo) se la bevono!