AdC IV: leggi il tuo lettore!
Abbiamo parlato di cosa è la creatività, della necessità di un obiettivo, e dei limiti che ci vengono imposti (o che dobbiamo imporci), definendo così i confini tridimensionali della nostra inventiva professionale.
Ma non abbiamo ancora parlato di chi del nostro prodotto dovrà esserne l’utilizzatore finale, e del suo fondamentale ruolo!
Umberto Eco scrive a questo proposito nel “Lector in Fabula”: “un autore […] prevederà un lettore modello, capace di cooperare nell’attualizzazione testuale come egli, l’autore, pensava, e di muoversi intepretativamente così come egli si è mosso generativamente.”
Sebbene Eco si riferisca chiaramente alla produzione di un’opera letteraria, ho sempre trovato quasi immediato trasferire queste parole a ogni forma di produzione creativa.
In parole povere, non esiste comunicazione senza utenza finale, e quindi il target influenza inevitabilmente e in maniera profonda la scelta delle opzioni a nostra disposizione.
D’altra parte, è ovvio, mantenendo il nostro esempio letterario, la tecnica stilistica scelta per un target di bambini sarà molto diversa da quella per un target di adulti, e ancora questa si può differenziare se cerchiamo di coinvolgere amanti della commedia, del thriller o del dramma…
Umberto Eco stesso, da eccezionale semiologo qual’è, allarga questo concetto, e nella produzione de Il nome della Rosa prevede già in fase di stesura vari tipi di destinatari, studiando un’elaborazione a più livelli tale da interessare diversi generi di lettori, da quelli semplicemente legati alla vicenda narrata agli esperti riconoscitori di citazioni, dagli appassionati di storia e di arte ai fanatici del genere giallo.
Fino ad arrivare alla categoria dei semiologi come lui, i quali si divertiranno nello scavare e nel ritrovare i vari livelli di lettura contenuti nel testo, in quello che è un capolavoro studiato approfonditamente a tavolino.
Forse è proprio per questi motivi che tutti i “classici” hanno perlomeno due chiavi di lettura: una evidente e una più nascosta, visibile solo all’utente attento e preparato. Basti pensare alla favola adulta de “Il Piccolo Principe”, di Antoine de Saint Exupery, per avere un esempio immediatamente chiarificante.
Anche nella pubblicità, nella comunicazione non-convenzionale, nel mondo degli spettacoli e degli eventi, l’utilizzo di contenuti semantici nascosti mitiga concetti altrimenti troppo diretti, e soprattutto permette all’utente un piccolo sforzo di decrittazione del messaggio, rendendolo parte attiva della comunicazione.
La nostra narrazione diventa interattiva (2.0, direbbero alcuni), e pertanto più personale, intima e piacevole.
Dall’analisi di tutti questi concetti appare quindi chiaro che il destinatario del nostro progetto creativo va individuato a monte poiché inscindibile dal progetto stesso, ed è altresì possibile elevare il numero di utenti potenzialmente interessati e raggiungibili operando su più livelli.
1 commento:
Ciao! Io mi occupo di creatività per lavoro...potremmo scambiarci idee e sensazioni...intanto guardati il sito della nostra azienda www.pensieromultiplo.it
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